La nostra storia:
Hic anima felix vivas
Qui l’anima risieda felice.
Un’esortazione a lasciare fuori dall’arco di ingresso tutti problemi, pensieri e
malumori e a godersi la più grande terrazza vista mare della costa.
Con il suo gioco di archi e aperture, con le linee rette che si aprono sulle sinuosità delle gradinate, con la maestria dell’intervallo tra ombre e luce, L’ingegner Tombari, consegna nel 1933 quello che per tutti diventerà il simbolo di serenità, di incontri e di amori sbocciati nel grossetano.
Se quelle mura potessero parlare ci racconterebbero di timide donne che con i loro pudici costumi controllano i figli giocare a riva mentre i mariti all’ombra della veranda leggono, sorseggiando una bibita gassata, quel giornale che avevano acquistato proprio li, nella piccola rivendita di riviste e tabacchi, mentre dall’altro lato qualcuno si faceva coccolare dal barbiere; perché alla Rotonda potevi trovare tutto, era l’avanguardia dei centri commerciali.
Se quelle mura potessero parlare ci racconterebbero che per arrivare li, la domenica ci si impiegava quasi mezza giornata a piedi, a cavallo o nel migliore dei casi con il torpedone (una delle prime forme di trasporto collettivo) perché il mare, come lo si vedeva da lassù, non sembrava nemmeno lo stesso mare.
Passano gli anni, arriva la guerra e lei resta li bella e fiera in silenzio, aspettando che quell’anima possa tornare a risiedervi felice di nuovo e cosi sarà presto con un ventennio di emozioni, di balli, di concorsi di bellezza e di grandi cantanti italiani.
C è un cuore tra queste mura , che canta con la voce di Zomba( Fosco Marchetti), e batte al ritmo del suo contrabbasso. Ci sono tutti i passi di quei balli che hanno consumato la graniglia e i sorrisi che gli storici gestori, Gianluca e Tina, regalavano ai clienti mentre la figlia Silvye si intrufolava nel camerino della cantante Nilla Pizzi. La musica finisce, la terrazza si chiude, le saracinesche del bar vengono tirate giù mentre si alzano quelle dei Grandi magazzini. Per anni e fino ad oggi quelle mura restano abbandonate a se stesse, nascoste da un incartamento di ponteggi arrugginiti, ma da ora in poi la musica tornerà a suonare ed ‘Hic anima felix vivas ‘sia.